Film documentario di Werner Herzog
Alle ore 15.18 del 3 giugno 1991, un flusso piroclastico scese a più di 150 chilometri all’ora dalla cima del vulcano Unzen in Giappone, distruggendo tutto sul suo percorso. Uccise istantaneamente Katia e Maurice Krafft, leggendari vulcanologi francesi. Erano troppo vicini. Erano quasi sempre troppo vicini. I Krafft hanno lasciato un archivio di oltre 200 ore di filmati, prevalentemente in 16mm, realizzati in giro per il mondo nel corso di vent’anni di spericolata attività per documentare le più drammatiche eruzioni, di spettacolare e ipnotica bellezza.
Il regista Werner Herzog accede all’intero materiale e crea un film unico. Non è una biografia, ma una sorta di requiem che celebra la memoria dei Krafft. Le immagini delle eruzioni di lava diventano pura astrazione, narrazione ipnotica, estatica e accompagnano lo spettatore verso la catastrofe finale.
Il regista perfeziona per il film la forma di racconto con la voce narrante fuori campo, che scandisce il commento alle immagini nelle parti più narrative, lasciando che le sequenze più evocative fossero accompagnate da una potente colonna sonora. Il regista sottolinea come Maurice Krafft, come filmmaker, si sia via via evoluto verso un’estetica consapevole, meno attenta al commento scientifico del vulcanologo, ma più aperta alla sensibilità registica e all’interesse, anche antropologico, per i luoghi e le persone in cui e con cui si trovava a operare (cit.).